Sebbene i primi interventi pubblici in materia di edilizia residenziale in Spagna risalgono alla Ley de Casas Baratas del 1911, è solo negli anni Cinquanta, durante la dittatura di Franco, che essi trovano una formulazione più sistematica e organica, portando alla definizione dei primi programmi statali su larga scala, finalizzati a contenere l’inarrestabile immigrazione rurale caratterizzante i grandi centri urbani del paese. Questi programmi furono promossi da organismi ufficiali come l’Instituto Nacional de Vivienda e l’Obra Sindical del Hogar, e da altri enti nazionali e locali, quali casse di risparmio, uffici di pianificazione, società fiduciarie e istituzioni religiose, con episodi di alta qualità architettonica come i Poblados Dirigidos de Madrid o le abitazioni per il Congreso Eucarístico de Barcelona. Nonostante la creazione del Ministerio de Vivienda nel 1957, la tendenza generale dalla fine degli anni Cinquanta evidenzia una progressiva privatizzazione del settore, con una notevole riduzione della produzione da parte della pubblica amministrazione. Con l'adozione della Costituzione del 1978 e la scomparsa del Ministerio de Vivienda, tutte le competenze in materia di housing e pianificazione urbana vengono trasferite alle comunità autonome (regioni) e ai comuni, che iniziano a sviluppare importanti programmi di riforma e miglioramento della città esistente. In questo periodo, caratterizzato da una marcata presenza di governi socialisti, il numero di alloggi pubblici raggiunge i massimi storici, in netto contrasto con altri contesti europei, che registrano una tendenza inversa. Negli anni Novanta le politiche pubbliche subiscono un nuovo rallentamento a causa della liberalizzazione del mercato immobiliare (sancita dalla Ley del suelo, 7/1997, promossa dal governo statale del Partido Popular) che si concentra sull’espansione suburbana in quartieri periferici connotati da una bassa-media densità (e.g. i cosìdetti PAUs di Madrid). Nonostante il ripristino nel 2004 del Ministerio de Vivienda da parte di un nuovo governo socialista e occasionali iniziative di interesse a livello statale, come il concorso VIVA del SEPES (2007), la sperimentazione architettonica nell’edilizia sociale degli anni della “bolla immobiliare” è interpretabile come oggetto di mera speculazione mediatica.
SPAGNA: DALLE CRISI NUOVE FORME DI DOMESTICITÀ
Mariacristina D’OriaSecondo
;
2024-01-01
Abstract
Sebbene i primi interventi pubblici in materia di edilizia residenziale in Spagna risalgono alla Ley de Casas Baratas del 1911, è solo negli anni Cinquanta, durante la dittatura di Franco, che essi trovano una formulazione più sistematica e organica, portando alla definizione dei primi programmi statali su larga scala, finalizzati a contenere l’inarrestabile immigrazione rurale caratterizzante i grandi centri urbani del paese. Questi programmi furono promossi da organismi ufficiali come l’Instituto Nacional de Vivienda e l’Obra Sindical del Hogar, e da altri enti nazionali e locali, quali casse di risparmio, uffici di pianificazione, società fiduciarie e istituzioni religiose, con episodi di alta qualità architettonica come i Poblados Dirigidos de Madrid o le abitazioni per il Congreso Eucarístico de Barcelona. Nonostante la creazione del Ministerio de Vivienda nel 1957, la tendenza generale dalla fine degli anni Cinquanta evidenzia una progressiva privatizzazione del settore, con una notevole riduzione della produzione da parte della pubblica amministrazione. Con l'adozione della Costituzione del 1978 e la scomparsa del Ministerio de Vivienda, tutte le competenze in materia di housing e pianificazione urbana vengono trasferite alle comunità autonome (regioni) e ai comuni, che iniziano a sviluppare importanti programmi di riforma e miglioramento della città esistente. In questo periodo, caratterizzato da una marcata presenza di governi socialisti, il numero di alloggi pubblici raggiunge i massimi storici, in netto contrasto con altri contesti europei, che registrano una tendenza inversa. Negli anni Novanta le politiche pubbliche subiscono un nuovo rallentamento a causa della liberalizzazione del mercato immobiliare (sancita dalla Ley del suelo, 7/1997, promossa dal governo statale del Partido Popular) che si concentra sull’espansione suburbana in quartieri periferici connotati da una bassa-media densità (e.g. i cosìdetti PAUs di Madrid). Nonostante il ripristino nel 2004 del Ministerio de Vivienda da parte di un nuovo governo socialista e occasionali iniziative di interesse a livello statale, come il concorso VIVA del SEPES (2007), la sperimentazione architettonica nell’edilizia sociale degli anni della “bolla immobiliare” è interpretabile come oggetto di mera speculazione mediatica.| File | Dimensione | Formato | |
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