Lars Larup, in Villa Prima Facie (Pamphlet Architecture, 1978), riconoscendo nell’aspetto formale del muro il suo valore di archetipica dimora, si sofferma sulla sua caratterizzazione materica, collegandola al mondo fenomenologico: al variare del materiale che lo sostanzia, esso evoca atmosfere e situazioni profondamente diverse. Nell’epoca contemporanea, il costante emergere di termini quali post-umano, trans-specie e non-umano, ha acceso un forte dibattito relativo al distinguo tra domesticità e natura, determinando, conseguentemente, un’alterazione di questo diaframma architettonico, figurante il discrimine fisico e immaginario tra questi due ambiti. Il muro è divenuto, dunque, l’interfaccia liminale su cui dispiegare la sperimentazione per definire un’architettura interattiva, capace di integrare un dialogo multi-specie e di configurare nuove spazialità aperte al dispiegarsi di nuove convivenze. L’articolo intende ragionare proprio sulle operazioni di manipolazione e sperimentazione che si sono succedute, negli ultimi decenni, su questo elemento archetipico, modificandone progressivamente la permeabilità (prima visiva e quindi più concretamente fisica) e intessendo un complesso sistema di combinazioni materiche e relazionali.
Another break in the wall
Mariacristina D'OriaPrimo
2023-01-01
Abstract
Lars Larup, in Villa Prima Facie (Pamphlet Architecture, 1978), riconoscendo nell’aspetto formale del muro il suo valore di archetipica dimora, si sofferma sulla sua caratterizzazione materica, collegandola al mondo fenomenologico: al variare del materiale che lo sostanzia, esso evoca atmosfere e situazioni profondamente diverse. Nell’epoca contemporanea, il costante emergere di termini quali post-umano, trans-specie e non-umano, ha acceso un forte dibattito relativo al distinguo tra domesticità e natura, determinando, conseguentemente, un’alterazione di questo diaframma architettonico, figurante il discrimine fisico e immaginario tra questi due ambiti. Il muro è divenuto, dunque, l’interfaccia liminale su cui dispiegare la sperimentazione per definire un’architettura interattiva, capace di integrare un dialogo multi-specie e di configurare nuove spazialità aperte al dispiegarsi di nuove convivenze. L’articolo intende ragionare proprio sulle operazioni di manipolazione e sperimentazione che si sono succedute, negli ultimi decenni, su questo elemento archetipico, modificandone progressivamente la permeabilità (prima visiva e quindi più concretamente fisica) e intessendo un complesso sistema di combinazioni materiche e relazionali.| File | Dimensione | Formato | |
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