L’identificazione e la mappatura di fenomeni di instabilità che caratterizzano i fondali marini sono in continua evoluzione. Nel Mediterraneo la relazione tra i margini continentali e le frane sottomarine è di particolare interesse scientifico per la valutazione dei potenziali georischi. L’area di studio è situata nel margine continentale meridionale Sardo (Golfo di Cagliari), dove i caratteri morfostrutturali sono controllati dal settore meridionale del Rift Sardo e dalla struttura del Graben del Campidano (Cherchi & Montadert, 1982). La geomorfologia della scarpata continentale è caratterizzata dalla presenza di canyon sottomarini e canali tributari, all’interno dei quali sono presenti alcune frane (Meleddu et al., 2016). I dati di sismica multicanale acquisiti nel 2010 da OGS-Explora nel Golfo di Cagliari (GC_2010), nell’ambito della campagna oceanografica Sardegna Occidentale (Zgur & Geletti et al., 2011) evidenziano corpi di frana sepolti sia superficiali che profondi all’interno della sequenza Plio-Quaternaria. Al fine di ottenere maggiori informazioni relative all’estensione e al tipo di frane superficiali, i dati sismici sono stati integrati con i dati morfo-batimetrici mappati nel progetto MaGIC (Marine Geohazards along the Italian Coast). I corpi di frane tsunamigeniche mappate nel progetto MaGIC, sono ben evidenti in una sezione sismica in prossimità della struttura di Banghittu, dove mostrano una facies caotica caratterizzata da area a blocchi provenienti dalla nicchia di distacco. L’innesco dell’instabilità potrebbe essersi verificato in corrispondenza di un piano di discontinuità meccanica in seguito a una sollecitazione esterna legata alla riattivazione di una faglia associata al Graben del Campidano. È possibile inoltre discriminare, lungo la sezione in esame, altri corpi di frana superficiali e profondi, con differente facies sismica caratterizzata da estensione maggiore e spessore minore. Le instabilità, in questo caso, sarebbero dovute a fattori di pre-condizionamento, come sembra evidenziare la presenza di pockmark prodotti da sovrapressioni da parte di fluidi interstiziali. Le evidenze sismiche mostrano inoltre che la struttura definito come “dicco”, sulla base di dati morfobatimetrici, e a sud-ovest della struttura di Banghittu, definita sulla base della sismica multicanale è attribuibile a una struttura sedimentaria originata da correnti di fondo mare.

Frane sottomarine nel Golfo di Cagliari

Caradonna Maria Cristina
Primo
2023-01-01

Abstract

L’identificazione e la mappatura di fenomeni di instabilità che caratterizzano i fondali marini sono in continua evoluzione. Nel Mediterraneo la relazione tra i margini continentali e le frane sottomarine è di particolare interesse scientifico per la valutazione dei potenziali georischi. L’area di studio è situata nel margine continentale meridionale Sardo (Golfo di Cagliari), dove i caratteri morfostrutturali sono controllati dal settore meridionale del Rift Sardo e dalla struttura del Graben del Campidano (Cherchi & Montadert, 1982). La geomorfologia della scarpata continentale è caratterizzata dalla presenza di canyon sottomarini e canali tributari, all’interno dei quali sono presenti alcune frane (Meleddu et al., 2016). I dati di sismica multicanale acquisiti nel 2010 da OGS-Explora nel Golfo di Cagliari (GC_2010), nell’ambito della campagna oceanografica Sardegna Occidentale (Zgur & Geletti et al., 2011) evidenziano corpi di frana sepolti sia superficiali che profondi all’interno della sequenza Plio-Quaternaria. Al fine di ottenere maggiori informazioni relative all’estensione e al tipo di frane superficiali, i dati sismici sono stati integrati con i dati morfo-batimetrici mappati nel progetto MaGIC (Marine Geohazards along the Italian Coast). I corpi di frane tsunamigeniche mappate nel progetto MaGIC, sono ben evidenti in una sezione sismica in prossimità della struttura di Banghittu, dove mostrano una facies caotica caratterizzata da area a blocchi provenienti dalla nicchia di distacco. L’innesco dell’instabilità potrebbe essersi verificato in corrispondenza di un piano di discontinuità meccanica in seguito a una sollecitazione esterna legata alla riattivazione di una faglia associata al Graben del Campidano. È possibile inoltre discriminare, lungo la sezione in esame, altri corpi di frana superficiali e profondi, con differente facies sismica caratterizzata da estensione maggiore e spessore minore. Le instabilità, in questo caso, sarebbero dovute a fattori di pre-condizionamento, come sembra evidenziare la presenza di pockmark prodotti da sovrapressioni da parte di fluidi interstiziali. Le evidenze sismiche mostrano inoltre che la struttura definito come “dicco”, sulla base di dati morfobatimetrici, e a sud-ovest della struttura di Banghittu, definita sulla base della sismica multicanale è attribuibile a una struttura sedimentaria originata da correnti di fondo mare.
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