Il saggio intende mostrare come l’analisi della politica seguita dal Partito d’Azione rispetto alle origini e allo sviluppo della “questione di Trieste” può illuminare versanti più generali della politica e della riflessione dell’azionismo, riguardanti innanzitutto il confronto con il fascismo e il comunismo e, attraverso di esso, la definizione di un’idea alternativa di patria democratica. Il confronto con il passato fascista ebbe al centro le risposte date dal regime alla crisi del primo dopoguerra in merito ai problemi-chiave della gestione dei territori multinazionali di frontiera, degli assetti dell’organizzazione statale ed europea, nonché della politica estera dell’Italia nel quadro danubiano-balcanico. Il confronto con il comunismo fu stimolato dalla politica della Jugoslavia di Tito nei confronti dei territori alto-adriatici durante la Resistenza e all’indomani della Liberazione, sollevando interrogativi profondi sul rapporto del comunismo con l’antifascismo e il suo ruolo nella “rivoluzione democratica” auspicata dagli azionisti per il dopoguerra. La posizione del Pd’A su tali tematiche prese forma attraverso una dialettica costante e per nulla lineare tra le strutture centrali e periferiche del partito, approdando a una concezione della patria dai forti accenti antinazionalisti ed europeisti. The essay aims to show how the analysis of the policy followed by the Partito d’Azione with respect to the origins and development of the ‘Trieste question’ can enlighten more general aspects of its politics and reflection, concerning first of all the confrontation with Fascism and Communism and, through it, the definition of an alternative idea of a democratic homeland. The confrontation with the fascist past centred on the regime’s responses to the post-war crisis concerning the key problems of the management of multinational border territories, the organisation of state and European organisation, and Italy's foreign policy in the Danubian-Balkan framework. The confrontation with communism was stimulated by the policy of Tito’s Yugoslavia towards the Upper Adriatic territories during the Resistance and in the aftermath of the Liberation, raising profound questions about the relationship of communism with anti-fascism and its role in the ‘democratic revolution’ desired by the azionisti for the post-war period. The position of the Pd’A on these issues took shape through a constant and by no means linear dialectic between the central and peripheral structures of the party, arriving at a conception of the homeland with strong anti-nationalist and pro-Europeanist overtones.
Il Partito d’Azione, la “questione di Trieste” e la ricerca della patria antifascista
Patrick Karlsen
2025-01-01
Abstract
Il saggio intende mostrare come l’analisi della politica seguita dal Partito d’Azione rispetto alle origini e allo sviluppo della “questione di Trieste” può illuminare versanti più generali della politica e della riflessione dell’azionismo, riguardanti innanzitutto il confronto con il fascismo e il comunismo e, attraverso di esso, la definizione di un’idea alternativa di patria democratica. Il confronto con il passato fascista ebbe al centro le risposte date dal regime alla crisi del primo dopoguerra in merito ai problemi-chiave della gestione dei territori multinazionali di frontiera, degli assetti dell’organizzazione statale ed europea, nonché della politica estera dell’Italia nel quadro danubiano-balcanico. Il confronto con il comunismo fu stimolato dalla politica della Jugoslavia di Tito nei confronti dei territori alto-adriatici durante la Resistenza e all’indomani della Liberazione, sollevando interrogativi profondi sul rapporto del comunismo con l’antifascismo e il suo ruolo nella “rivoluzione democratica” auspicata dagli azionisti per il dopoguerra. La posizione del Pd’A su tali tematiche prese forma attraverso una dialettica costante e per nulla lineare tra le strutture centrali e periferiche del partito, approdando a una concezione della patria dai forti accenti antinazionalisti ed europeisti. The essay aims to show how the analysis of the policy followed by the Partito d’Azione with respect to the origins and development of the ‘Trieste question’ can enlighten more general aspects of its politics and reflection, concerning first of all the confrontation with Fascism and Communism and, through it, the definition of an alternative idea of a democratic homeland. The confrontation with the fascist past centred on the regime’s responses to the post-war crisis concerning the key problems of the management of multinational border territories, the organisation of state and European organisation, and Italy's foreign policy in the Danubian-Balkan framework. The confrontation with communism was stimulated by the policy of Tito’s Yugoslavia towards the Upper Adriatic territories during the Resistance and in the aftermath of the Liberation, raising profound questions about the relationship of communism with anti-fascism and its role in the ‘democratic revolution’ desired by the azionisti for the post-war period. The position of the Pd’A on these issues took shape through a constant and by no means linear dialectic between the central and peripheral structures of the party, arriving at a conception of the homeland with strong anti-nationalist and pro-Europeanist overtones.| File | Dimensione | Formato | |
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