Il contributo riguarda il tema delle impugnative regionali su leggi statali, qualora siano incentrate su di una violazione indiretta delle competenze regionali, e cioè sulla lesione di parametri esterni al perimetro competenziale, che si traduca tuttavia in un pregiudizio alla sfera di autonomia locale. Il problema che emerge dalla giurisprudenza della Corte costituzionale è quello di definire i presupposti in presenza dei quali sia ammissibile una censura sconnessa dai parametri che fissano in via immediata i confini delle competenze legislative regionali, normalmente evocabili nei confronti della legislazione statale. Quest’ultima sarà impugnabile se, pur essendo conforme a competenza, interferisca con settori dove alle Regioni sono riconosciute funzioni, determinando un effetto conformativo sulle medesime, ma risultando a sua volta difforme da un qualsivoglia precetto costituzionale esterno al Titolo V: in ciò ravvisandosi il peculiare pregiudizio alla posizione degli enti derivati, che ne legittima l’azione dinanzi alla Corte costituzionale. E tuttavia significative appaiono la discontinuità della prassi nell’applicazione di questo criterio, al pari della sensazione di una sua efficacia “per parametro”, ovvero di una sua maggior fortuna qualora le Regioni invochino la lesione non di una qualunque norma costituzionale, ma di quelle sole attinenti alle fonti del diritto, specie se governative. Il che peraltro rischia di rompere l’unitarietà della categoria delle impugnative per invasione indiretta delle competenze regionali, con conseguente danno per il sistema delle autonomie.

L’instabile giurisprudenza costituzionale sui motivi di ricorso per invasione indiretta delle competenze regionali

MONEGO, DAVIDE
2012-01-01

Abstract

Il contributo riguarda il tema delle impugnative regionali su leggi statali, qualora siano incentrate su di una violazione indiretta delle competenze regionali, e cioè sulla lesione di parametri esterni al perimetro competenziale, che si traduca tuttavia in un pregiudizio alla sfera di autonomia locale. Il problema che emerge dalla giurisprudenza della Corte costituzionale è quello di definire i presupposti in presenza dei quali sia ammissibile una censura sconnessa dai parametri che fissano in via immediata i confini delle competenze legislative regionali, normalmente evocabili nei confronti della legislazione statale. Quest’ultima sarà impugnabile se, pur essendo conforme a competenza, interferisca con settori dove alle Regioni sono riconosciute funzioni, determinando un effetto conformativo sulle medesime, ma risultando a sua volta difforme da un qualsivoglia precetto costituzionale esterno al Titolo V: in ciò ravvisandosi il peculiare pregiudizio alla posizione degli enti derivati, che ne legittima l’azione dinanzi alla Corte costituzionale. E tuttavia significative appaiono la discontinuità della prassi nell’applicazione di questo criterio, al pari della sensazione di una sua efficacia “per parametro”, ovvero di una sua maggior fortuna qualora le Regioni invochino la lesione non di una qualunque norma costituzionale, ma di quelle sole attinenti alle fonti del diritto, specie se governative. Il che peraltro rischia di rompere l’unitarietà della categoria delle impugnative per invasione indiretta delle competenze regionali, con conseguente danno per il sistema delle autonomie.
2012
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11368/2655106
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact