Per identificare tempestivamente il rischio di disturbo specifico di apprendimento (DSA) e per affrontare le difficoltà scolastiche, nella letteratura internazionale è stata dimostrata l’efficacia del modello della resistenza all’intervento (Modello RI). I DSA vengono individuati perché resistenti agli interventi di potenziamento dei prerequisiti scolastici messi in atto all’interno della scuola dagli insegnanti e strutturati su 3 livelli di intensità crescente. Le difficoltà scolastiche possono risolversi più o meno rapidamente mentre la resistenza all’intervento diventa l’indicatore di un possibile rischio per un DSA meritevole di un approfondimento clinico. Obiettivo. L’obiettivo è di verificare per la prima volta nella realtà scolastica italiana, l’efficacia del modello RI rivolto a bambini in età prescolare. Metodi. Sono stati reclutati, con un codificato screening computerizzato che valuta i prerequisiti all’apprendimento, 210 bambini dell’ultimo anno di alcune scuole dell’infanzia di una città del nordest dell’Italia. Tutti i livelli di potenziamento sono stati gestiti dagli insegnanti: i primi due sono stati attuati all’interno della scuola dell’infanzia. Per i resistenti, il 3° livello è stato attuato durante il 1° anno della scuola primaria. Risultati. 58 bambini (27,62%) del campione totale presentava difficoltà nei prerequisiti. Dopo i due livelli di potenziamento, solo 16 (7,6%) sono risultati resistenti. Questi sono stati sottoposti a un intervento di didattica personalizzato durante il 1° anno della scuola primaria. 10 bambini sono poi stati rivalutati e solo 1 è risultato a rischio per DSA. Conclusioni. Il metodo RI si è rivelato efficace nel migliorare i prerequisiti all’apprendimento permettendo agli insegnanti di gestire direttamente le attività formative. Questo approccio può migliorare l’efficacia del processo diagnostico dei DSA, individuando tempestivamente i soggetti veramente a rischio per DSA che dovrebbero essere inviati alla valutazione clinica.

Il metodo della resistenza all’intervento per la prevenzione delle difficoltà scolastiche e l’individuazione precoce dei disturbi specifici dell’apprendimento: uno studio pilota.

LONCIARI, ISABELLA;BORTOLOTTI, ELENA;FLAUGNACCO, ELENA;MONTICO, MARCELLA;RONFANI, LUCA;CARROZZI, MARCO
2014-01-01

Abstract

Per identificare tempestivamente il rischio di disturbo specifico di apprendimento (DSA) e per affrontare le difficoltà scolastiche, nella letteratura internazionale è stata dimostrata l’efficacia del modello della resistenza all’intervento (Modello RI). I DSA vengono individuati perché resistenti agli interventi di potenziamento dei prerequisiti scolastici messi in atto all’interno della scuola dagli insegnanti e strutturati su 3 livelli di intensità crescente. Le difficoltà scolastiche possono risolversi più o meno rapidamente mentre la resistenza all’intervento diventa l’indicatore di un possibile rischio per un DSA meritevole di un approfondimento clinico. Obiettivo. L’obiettivo è di verificare per la prima volta nella realtà scolastica italiana, l’efficacia del modello RI rivolto a bambini in età prescolare. Metodi. Sono stati reclutati, con un codificato screening computerizzato che valuta i prerequisiti all’apprendimento, 210 bambini dell’ultimo anno di alcune scuole dell’infanzia di una città del nordest dell’Italia. Tutti i livelli di potenziamento sono stati gestiti dagli insegnanti: i primi due sono stati attuati all’interno della scuola dell’infanzia. Per i resistenti, il 3° livello è stato attuato durante il 1° anno della scuola primaria. Risultati. 58 bambini (27,62%) del campione totale presentava difficoltà nei prerequisiti. Dopo i due livelli di potenziamento, solo 16 (7,6%) sono risultati resistenti. Questi sono stati sottoposti a un intervento di didattica personalizzato durante il 1° anno della scuola primaria. 10 bambini sono poi stati rivalutati e solo 1 è risultato a rischio per DSA. Conclusioni. Il metodo RI si è rivelato efficace nel migliorare i prerequisiti all’apprendimento permettendo agli insegnanti di gestire direttamente le attività formative. Questo approccio può migliorare l’efficacia del processo diagnostico dei DSA, individuando tempestivamente i soggetti veramente a rischio per DSA che dovrebbero essere inviati alla valutazione clinica.
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