La prima parte del contributo mette in discussione l’“immaterialità” dei beni culturali tutelati dalla Convenzione dell’Unesco del 2003 sulla base di alcuni aspetti contraddittori insiti nella dicotomia materiale/immateriale. Le contraddizioni comunque si stemperano riscontrando una differenza significativa nel processo che porta all’inclusione nelle liste che, solo per i beni immateriali, assegna un ruolo decisivo ai “produttori” dei beni da salvaguardare. Nella seconda parte del capitolo è esaminato l’intero database dell’Unesco che attualmente comprende 508 beni la cui salvaguardia è stata chiesta su iniziativa di 122 paesi. Del Patrimonio orale e immateriale dell’Umanità viene esaminata la distribuzione geografica, notando alcune significative assenze di Paesi che non partecipano all’iniziativa, pur essendo molto attivi nell’ambito del riconoscimento dei beni appartenenti al Patrimonio (materiale) dell’Umanità. Dei beni salvaguardati dall’Unesco vengono poi analizzate le appartenenze (spesso multiple) ai cinque domini di riferimento (tradizioni orali, arti dello spettacolo, consuetudini sociali, cognizioni su natura e universo, artigianato tradizionale). Il contributo si chiude con un riferimento alla lavorazione del cartoccio, un esempio di artigianato tradizionale che l’iscrizione nelle liste dell’Unesco potrebbe contribuire a salvaguardare ottenendo lo scopo di tutelare, come in altri casi simili, oltre al know how (immateriale), i pro-dotti e luoghi (materiali).
Titolo: | Quanto sono materiali i beni culturali immateriali? Definizioni, criteri di classificazione e di inclusione |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 2018 |
Stato di pubblicazione: | Pubblicato |
Rivista: | |
Abstract: | La prima parte del contributo mette in discussione l’“immaterialità” dei beni culturali tutelati dalla Convenzione dell’Unesco del 2003 sulla base di alcuni aspetti contraddittori insiti nella dicotomia materiale/immateriale. Le contraddizioni comunque si stemperano riscontrando una differenza significativa nel processo che porta all’inclusione nelle liste che, solo per i beni immateriali, assegna un ruolo decisivo ai “produttori” dei beni da salvaguardare. Nella seconda parte del capitolo è esaminato l’intero database dell’Unesco che attualmente comprende 508 beni la cui salvaguardia è stata chiesta su iniziativa di 122 paesi. Del Patrimonio orale e immateriale dell’Umanità viene esaminata la distribuzione geografica, notando alcune significative assenze di Paesi che non partecipano all’iniziativa, pur essendo molto attivi nell’ambito del riconoscimento dei beni appartenenti al Patrimonio (materiale) dell’Umanità. Dei beni salvaguardati dall’Unesco vengono poi analizzate le appartenenze (spesso multiple) ai cinque domini di riferimento (tradizioni orali, arti dello spettacolo, consuetudini sociali, cognizioni su natura e universo, artigianato tradizionale). Il contributo si chiude con un riferimento alla lavorazione del cartoccio, un esempio di artigianato tradizionale che l’iscrizione nelle liste dell’Unesco potrebbe contribuire a salvaguardare ottenendo lo scopo di tutelare, come in altri casi simili, oltre al know how (immateriale), i pro-dotti e luoghi (materiali). |
Handle: | http://hdl.handle.net/11368/2941107 |
Digital Object Identifier (DOI): | http://dx.doi.org/10.13137/1971-0720/27269 |
URL: | http://hdl.handle.net/10077/27269 |
Appare nelle tipologie: | 1.1 Articolo in Rivista |
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